– Strano, che cosa significa?

(Un triangolo scaleno nell’altro. Una spina nel fianco, una mancanza di equilibrio continua, un’imperfezione che non quadra. Una forma senza la tenacia del rettangolo, cui manca la bellezza dell’ellisse e il fascino dell’iperbole, che mai avrà il talento del trapezio, no ragazzo, mi spiace, non è toccato a te. Un triangolo qualsiasi. Il cialtrone della Geometria, uno che non rispetta le regole, il fulcro impreciso di una discussione lineare, un poligono a caso che nemmeno dovrebbe avere un nome, cosa c’era che non andava in triangolo irregolare?, eppure ce l’ha, cazzo se ce l’ha un nome, pure bello ce l’ha: “Scaleno”. Suona bene quanto “minipony” o “granita” o “sesso orale”, un nome è bello, è importante da avere, è un segno di riconoscimento in entrambe le accezioni: riconoscimento per ritrovarsi tra simili, ma anche come riconoscimento dei propri meriti, della propria peculiarità, del bisogno di loro, gli scaleni. Un nome è una possibilità, è una spinta, è una scritta su un campanello regolare di una porta regolare che apre a una vita regolare, spinta da mani irregolari. Un nome è un titolo nobiliare, è un insieme di storie leggendarie da raccontare, è un recinto con dentro il castello e la principessa, il lieto fine e i draghi vivi e ammaestrati, perché sai, i triangoli scaleni sono comunque irregolari, tutto può accadere, stiamo a vedere)

– Ma no, niente, devo finirlo.

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